INTERVISTA ALLA DIRIGENTE DELL’ISTITUTO “DE NOBILI” PUBBLICATA SU IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA IL 24.10.2012

SILVANA Bordino è la dirigente scolastica, da quest’anno,  dell’Istituto Superiore “De Nobili”, che comprende anche il Liceo Artistico. E’ anche reggente per un anno dell’Istituto Maresca e dell’Ipsia. L’aspetta, dunque, un lavoro  faticoso e pesante, ma lei non si perde d’animo. La incontriamo, tra un’incombenza e l’altra,  nel suo ufficio. Ci accoglie molto cordialmente e si fa da subito disponibile a raccontarsi.

Ci  racconti di lei

<Sono nata a Catanzaro nel 1951, da una famiglia di professionisti. Mia madre era maestra elementare, mio padre geometra e, giovanissimo, entrò nel 1946 al Genio Civile. Entrambi li ho persi da poco. Dopo 65 anni di matrimonio se ne sono andati quasi insieme, a distanza di un anno l’una dall’altro. Papà era originario di Girifalco. La mamma era nativa di san Floro. Ho un fratello più grande, Vito, funzionario in pensione anche lui del Genio Civile, e un altro più piccolo, Bernardo, che è avvocato. Abbiamo avuto un’infanzia normale, seguita dai nostri genitori.   La cosa particolare che ricordo è che, essendo mia madre insegnante elementare, l’abbiamo seguita sempre nei suoi spostamenti. Avevamo casa là dove mamma insegnava. Quando ero piccolissima, ebbe l’incarico a Filippi, frazione di Mesoraca, ed io la seguì nel collegio delle suore dove insegnava. Papà e mio fratello rimasero a Catanzaro con la nonna. Poi mamma insegnò  a Simeri e papà, che era uno dei pochi che aveva la macchina in quel tempo, viaggiava da Catanzaro. Io e mio fratello Vito stavamo con lei. La mamma ha studiato a Catanzaro all’epoca della guerra. Quando ci fu il bombardamento sulla città, mia madre quel giorno era rimasta al paese e non era venuta a studiare. Ha frequentato questa scuola, che io oggi dirigo.>

DOVE HA FREQUENTATO LE SCUOLE ELEMENTARI E COSA RICORDA DI QUEGLI ANNI?

<Prima delle elementari, ricordo di aver frequentato l’asilo dalle signore Carrozza. Era una scuola famosa, la “Scuola Montessori”, ed era allo Stadio. Poi mia mamma si trasferì a Lido ed io iniziai le elementari nella Scuola di via Murano, dove insegnava anche lei, ma non era la mia maestra. Frequentai solo un anno a Girifalco dove andai per stare con la nonna e la zia. Ricordo bene la mia maestra dei primi anni di elementare. Alta, magra, con i capelli bianchi, molto dolce e cordiale. E’ la figura che più mi è rimasta impressa. Si chiamava Frengipane e con lei ho frequentato la prima, la seconda e la terza. Ero un’alunna ordinata, precisa, quella che oggi si potrebbe definire una “secchiona”, più che altro perché, essendo la figlia della maestra, era come se da me si aspettassero un certo comportamento. La scuola mi piaceva e, al di là dello studio, mi piaceva il contatto umano e la compagnia delle compagne. Passavo le mie giornate a scuola, dove tornavo per fare i compiti. Non avevo grandi amicizie

QUANDO TORNASTE A CATANZARO?

<Nel 1968. Mio padre comprò casa a Bellavista perché mamma insegnava a Stratò. Ho frequentato il Magistrale. Avevo fatto le Scuole Medie a Lido. Diplomata nel 1975 mi hanno fatto iscrivere all’università a Roma, alla facoltà di Magistero. Ero la prima donna della famiglia che andava all’università. Andai a stare in un collegio di suore. Mi sono laureata nel 1976 in Pedagogia e Filosofia. Mi sono iscritta alla facoltà di Psicologia ma, poi, lascia perdere perché , rientrata a Catanzaro, comincia da subito a fare supplenze. Ho fatto dieci anni di precariato, in varie scuole dell’allora provincia di Catanzaro. Nel 1984 ho vinto il concorso a cattedra. Immessa in ruolo nel 1985, sono andata ad insegnare Italiano e Storia nell’Istituto Tecnico Agrario di Rossano. E’ stata una bella esperienza. Eravamo un gruppo di colleghe di Catanzaro e vivevamo insieme. Abituata a stare in famiglia, per me trasferirmi a Rossano, è stato traumatico.>

CHE RICORDI HA DELLA CATANZARO DELLA SUA GIOVINEZZA

<Quello che ricordo è che da Lido arrivare a Catanzaro era un’impresa. La città la ricordo come una città chiusa. Ricordo  il Corso vecchio con i suoi negozi strategici, le chiese, il bar Guglielmo. Gli anni ’70 erano anni particolari. Non è che si andava fuori per una pizza. Io ero la ragazza casa e scuola. Poi, per un lungo periodo non ho avuto nessun interesse oltre l’insegnamento.>

E DOPO?

< Quando da Rossano rientrai a Catanzaro, al mio impegno nella scuola accompagnai quello  nel sociale. Mi sono avvicinata alla Cisl e lì ho ricoperto incarichi come responsabile del coordinamento regionale delle donne del sindacato. Mi occupavo di problematiche femminili. Ho fatto un lavoro sulla “Prevenzione e salute delle donne nel mondo del lavoro” ed ho elaborato  “Il piano degli orari e dei tempi della città”. Ho partecipato alla lotta per l’apertura del primo Consultorio familiare, insieme ad altre donne come Marisa Fagà  e Adriana Papaleo. Sono stata impegnata in varie Commissioni di Pari opportunità ed ho frequentato la Dc, a cui mi sono iscritta negli anni ’80. Mio padre è stato consigliere comunale della Dc negli anni ‘60, per due legislature, e poi gli è successo mio fratello Vito. >

COM’ E’ CHE HA DECISO DI FARE LA DIRIGENTE?

<Rientrata a Catanzaro, nel 1987-88,  ho insegnato all’Ipsia, Istituto Professionale “Ferraris”, dove ho iniziato a collaborare con il Preside. Per dieci anni sono stata collaboratrice e per due collaboratrice- vicaria. Ho fatto parte della Commissione Pari opportunità del Provveditorato, della Commissione sull’orientamento e dell’Ufficio scolastico provinciale>

HA LASCIATO L’INSEGNAMENTO PER FARE CARRIERA?

<Continuare ad insegnare mi piaceva, tanto che il mio vecchio sogno di fare la psicologa l’ho messo nel cassetto. Mi piaceva il contatto quotidiano con i ragazzi e specialmente con ragazzi “difficili” come quelli degli Istituti professionali. In 20 anni di insegnamento nei Professionali ho avuto tante soddisfazioni. Ancora oggi incontro alunni che si ricordano di me. Vuol dire che ho lasciato loro qualcosa. Ma mi piaceva anche il lavoro di collaboratrice e quando nel 2004 ci fu il concorso, decisi di partecipare.>

COSA SIGNIFICA PER LEI DIRIGERE QUESTA SCUOLA?

<Qui ha studiato mia nonna, mia madre ed io. Tornare alla fine della carriera, è come tornare alle mie origini.>

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